Cresce nel nostro paese il consumo di alcool e in particolare preoccupa l’assunzione di alcoolici negli adolescenti durante il weekend. Un cattivo costume quella del ““binge drinking”, che consiste nell’assunzione smodata di alcolici in un breve lasso di tempo, che sta diventando sempre di più un problema tra i giovanissimi.
Donne e anziani che bevono occasionalmente sono passati dal 38,8% del 2006 al 43,3% del 2016, mentre sono arrivati al 29,2% gli italiani che beve alcolici al di fuori del pranzo o della cena.
La bevanda alcolica più bevuta è il vino, il 51,7% della popolazione che ha più di unici anni beve vino, la birra è consumata dal 47,8% e il 43,2% assume aperitivi alcolici, amari, superalcolici o liquori.
I maggiori consumatori di alcool sono gli uomini e il maggior consumo si registra nelle regioni del nord. Due sono le fasce d’età che sono considerati “grandi bevitori” gli “over 65”, i giovani tra i 18 e i 24 anni e gli adolescenti tra gli 11 e i 17 anni.
Ad evidenziare che il fenomeno preoccupante è il consumo di alcool tra i giovanissimi è il direttore dell’Osservatorio nazionale alcol del Centro nazionale di epidemiologi, che ha dichiarato: “L’incremento dei consumatori occasionali e della pratica del cosiddetto ‘binge drinking’ sono preoccupanti e toccano il picco tra i 18 e i 24 anni. L’Italia vive l’onda lunga di un modello culturale ampiamente superato. Nel Regno Unito i giovani socializzano attraverso la cucina, mentre in Islanda si sono convertiti al fitness. Soprattutto nei più giovani le pubblicità innescano un legame, propongono un modello nel quale l’alcol è per i vincenti. Poi cresciamo e capiamo che la pubblicità promette ma non mantiene”.
Scafato ha parlato anche delle normative carenti e soprattutto non applicate relative al consumo e alla vendita di alcoolici ai minorenni: “Si tratta di una delle norme in assoluto più disapplicate, non solo a casa ma anche nei locali pubblici. Nelle nostre indagini i ragazzi dichiarano di poter avere facilmente accesso all’alcool”.
Altro elemento preoccupante è che nella maggior parte dei casi le persone che fanno abuso di alcool non sono adeguatamente seguiti dal servizio sanitario, secondo Scafato c’è un’impreparazione da parte dei medici italiani e il direttore dell’Osservatorio nazionale alcol “che auspica l’obbligatorietà per i medici di seguire corsi di formazione dedicati”.