Negli ultimi giorni, in ogni angolo del mondo, non si parla d’altro: a dieci anni dalla sua scomparsa, è arrivato un documentario durissimo ad infangare la memoria di Michael Jackson.
Nonostante, già in vita, la nota pop star fosse stato accusato di pedofilia ma fosse stato assolto, la stessa infamante accusa è stata ribadita nel documentario Leaving Neverland, in cui Wade Robson e James Safechuck accusano l’artista di averli molestati sessualmente quando avevano 11 e 7 anni.
Il documentario ha provocato reazioni indignate in ogni dove e molte radio e piattaforme televisive hanno scelto di non mandare più in onda i successi di Jackson, ma c’è anche chi, a modo suo, prova a difenderlo.
In queste ore, ad esempio, sono arrivate le dichiarazioni di Barbra Streisand, dichiarazioni che però sono destinate a provocare a loro volta sdegno.
Nello specifico l’artista ha dichiarato che “I suoi bisogni sessuali erano i suoi bisogni sessuali, che derivassero da un certo tipo di infanzia o da un particolare Dna. E non ha ucciso nessuno”.
Poi ha aggiunto: “Sì, si può usare la parola ‘molestie’, ma quei bambini erano eccitati all’idea di essere lì e sono loro stessi a dirlo oggi, la versione adulta di Wade Robson e James Safechuck. Entrambi comunque sono andati avanti, si sono sposati e hanno avuto figli, il che vuol dire che quegli episodi non li hanno uccisi”.
E a chi le chiede cosa provi nei confronti di Jackson, risponde: “è un mix di sensazioni. Mi dispiace per quei bambini, mi dispiace per lui. Forse do la colpa ai genitori che hanno permesso ai loro figli di dormire con lui. Mi chiedo perché Michael avesse bisogno di vestire quei ragazzini come lui, perché li voleva nei suoi show, perché voleva che ballassero e indossassero i suoi cappelli?”.