Bonafede si difende dinanzi alle Camere

Quanti, nelle scorse ore, si aspettavano le sue dimissioni senza magari neppure una replica alle accuse ricevute, si sbagliavano di grosso: il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, non ha nessuna intenzione di abbandonare il suo mandato, ed anzi rimanda al mittente le accuse.

Le accuse naturalmente sono quelle mosse da Nino Di Matteo, che ha accusato il guardasigilli di avergli, due anni fa, dapprima offerto di dirigere il Dap salvo poi, nel giro di 48 ore, ritirare la sua offerta, dietro pressioni dei cappi della mafia, che non lo avrebbero gradito in quel ruolo.

E ieri, durante un Question Time alla Camera, Bonafede ha rivendicato la sua “massima determinazione” nella lotta alla mafia.

“Non serve alcuna ulteriore dimostrazione dell’assenza di qualsiasi mia titubanza nella lotta alle mafie: basta semplicemente scorrere ogni parola di ogni legge che ho portato all’approvazione in questi due anni, fino all’ultimo decreto legge che impone il coinvolgimento della Direzione Nazionale e delle Direzioni Distrettuali Antimafia sulle richieste di scarcerazione”, ha detto.

“Mi viene chiesto innanzitutto – ha spiegato poi – se e quali interferenze si siano manifestate sulla nomina di capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria nel 2018. La risposta è molto semplice: nel giugno 2018 non vi fu alcuna interferenza diretta o indiretta, nella nomina del capo Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria”.

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