Tra le regioni che meno sono state colpite dalla pandemia di Coronavirus spicca la Calabria: la quarantena osservata dai cittadini è stata rigida e i contagi contenuti.
Ecco perché la voglia di ripartire è tantissima, seppure con le dovute misure precauzionali. E la domanda da giorni è una sola: perché rimandare la ripartenza, per seguire i tempi delle altre regioni?
La presidente Jole Santelli aveva deciso con una propria ordinanza di far riaprire prima numerose attività, ma ieri è arrivata la doccia fredda: il Tar di Catanzaro ha accolto il ricorso presentato dal Consiglio dei ministri contro l’ordinanza.
Il provvedimento del 29 aprile scorso consentiva il servizio ai tavoli all’aperto a bar, ristoranti ed agriturismo.
“Il Tar – si legge nella sentenza – accoglie il ricorso e, per gli effetti, annulla l’ordinanza del Presidente della Regione Calabria del 29 aprile 2020, numero 37, nella parte in cui, al suo punto 6, dispone che, a partire dalla data di adozione dell’ordinanza medesima, sul territorio della Regione Calabria, è ‘consentita la ripresa delle attività di Bar, Pasticcerie, Ristoranti, Pizzerie, Agriturismo con somministrazione esclusiva attraverso il servizio con tavoli all’aperto”.
La Santelli ha quindi dovuto cedere, ma per lei si tratta di una “vittoria di Pirro”, che lede solo gli interessi dei calabresi.
E nelle ore successive ha già emesso una nuova ordinanza, in vigore da domani, che riguarda nuove concessioni: seconde case, attività sportive all’aria aperta, spesa, raccolta funghi, visite ai cimiteri, assistenza a persone non autonome, toelettatura cani.