Sovente la realtà è più terribile dell’immaginazione, ed è quanto sta venendo fuori nella storia del bimbo di soli due anni e 4 mesi, strangolato dalla madre a Cassino la scorsa settimana.
La donna, come vi avevamo già raccontato, aveva provato a simulare un incidente, incolpando un ipotetico pirata della strada, ma la verità era venuta presto a galla: i segni sul corpo del povero bimbo erano incompatibili con un investimento, ma piuttosto con un soffocamento.
A poche ore dall’arresto della madre, è stato tratto in arresto anche il padre del bimbo: l’uomo non ha toccato il piccolo, ma era presente al terribile omicidio, non ha provato a fermare la donna ed anzi ha cercato immediatamente di procurarsi un alibi con la donna con cui convive stabilmente.
Una storia di povertà e degrado, materiale ma soprattutto morale, che viene fuori in modo lampante durante i primi interrogatori, quando la donna ha svelato perché ha ucciso il suo stesso figlio.
Ad innescare l’infanticidio, il disturbo che il pianto del bimbo arrecava alle effusioni della coppia a cui avevano dovuto rinunciare per riportare il figlio a casa.
“Ci siamo visti, ma il pomeriggio non abbiamo fatto nulla perché il bambino piangeva, piangeva e lui gli ha dato due schiaffi…”, avrebbe detto la donna agli inquirenti.
Il gip Salvatore Scalera descrive così un padre ” infastidito ” , non essendo riuscito con la donna, con cui manteneva una relazione pur avendo un’altra compagna, “ad avere un altro rapporto”.
E a quel punto mentre la 28enne soffocava il bimbo, stringendolo sempre più forte man mano che si dimenava, l’uomo “non interveniva” e sussurrava: “Vi levo dal mondo ” .
“Un po’ guardava e poi si girava – ha aggiunto la donna – prima guardava in aria, poi verso la macchina, poi di lato. No lui non ha fatto nulla, perché non gliene importa. Vabbè, il bambino è stato ucciso da me. Lui non gli avrebbe messo una mano addosso per non essere incolpato”.