Rischia di provocare un disastro ambientale immane l’incendio che sta intossicando Pomezia e dintorni: nello stabilimento ECOX c’era amianto. L’ONA, Osservatorio Nazionale Amianto, lancia l’allarme e fa alcune preziose raccomandazioni.
Nello stabilimento per lo smaltimento dei rifiuti leggeri, da cui si è generato il disastroso rogo di Pomezia, c’era amianto.
La nube tossica che si è sollevata ha avvolto gran parte della campagna romana e del nord della Provincia di Latina.
Per i Vigili del Fuoco ormai il rogo è sotto controllo ma a preoccupare non sono più le fiamme: c’è un pericolo moto più subdolo che si chiama amianto.
L’ECOX ne era pieno. Il pericoloso materiale è stato trovato incapsulato sul tetto dello stabilimento.
L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) è pronto a fare tutte le analisi del caso sull’intero territorio investito dalla nube tossica.
Stefano Laporta, direttore dell’ISPRA ha dichiarato: “Seguiamo da vicino la situazione e sento due volte il giorno il direttore di Arpa Lazio, ma per ora non c’è necessità di un nostro intervento”.
Ricordiamo che l’ONA si è attivata appena scoppiato l’incendio. Ha predisposto una rete di medici, tecnici e avvocati, per cercare di limitare i danni e le eventuali conseguenze sulla salute della nube tossica .
“Riteniamo – fanno sapere dall’Osservatorio – che un impianto di deposito di plastiche, carta e altri materiali riciclati andati a fuoco determinino danni gravissimi anche ove non ci fosse stato amianto e nel nostro caso, almeno per quanto ha dichiarato la ASL Roma 6, tale condizione di rischio è confermata.
L’ONA rimane in prima linea per assistere i cittadini e le popolazioni colpite da questo disastro. Non ci riferiamo soltanto al rischio amianto, ma anche alle diossine e alle altre sostanze inquinanti e cancerogene”.
Ecco che cosa raccomanda il Dipartimento di Prevenzione dell’Osservatorio a quanti si trovano nelle vicinanze dell’area interessata dal fumo tossico:
- Uso di maschere, preferibilmente con FFP3.
- Divieto assoluto di mangiare frutta e verdura prodotta entro i 5 km dal rogo, e attenzione e quindi misure igieniche per tutti gli altri prodotti. Non sempre il solo lavare la frutta può essere sufficiente (il fatto che c’è stato vento e non la pioggia, potrebbe aver fatto disperdere le fibrille di amianto anche a distanze notevoli).
- Come pulire i terrazzi e balconi. La polvere depositata sui terrazzi e sui balconi potrebbe essere lavata con abbondante quantità d’acqua con sapone, tipo quello di Marsiglia. Converrebbe non impiegare la candeggina per questa operazione di pulizia.
- Per quanto riguarda i pozzi, se questi sono chiusi con apposita copertura, non vi dovrebbero essere entrate quantità rilevanti delle polveri dei fumi dell’incendio tanto da rendere rischioso l’uso dell’acqua. Nel caso contrario, se i pozzi sono aperti, è assolutamente sconsigliato berne l’acqua, e sarebbe opportuno segnalare il rischio in modo adeguato. Ovviamente, chiuderli ora non basterebbe in quanto sono stati esposti a inquinamento almeno da due giorni. Potrebbero anche essere eseguiti accertamenti sui flussi dell’acqua per costatare se, eventualmente, i pozzi sono stati inquinati attraverso la falda.
- Le istituzioni deputate ai controlli ambientali sarebbero tenute a monitorare le derive e gli spostamenti sia delle polveri di minerale (asbesto), sia dei composti nocivi sia potrebbero essere stati generati dalla combustione di materiali organici in presenza del cloro (diossine), tenendo conto delle prevalenti direzioni dei venti.
- Per quanto riguarda gli accertamenti è importante mettersi nella zona corretta per il prelievo dei campioni da testare, in quanto, più lontano queste rilevazioni saranno fatte, meno veritieri potranno essere i risultati.