Ce ne abbiamo messo di tempo per arrivare a capirlo ed ad accettarlo, ma alla fine, anche in ambito medico, la transessualità non è più considerata una patologia.
La transessualità o transessualismo è la condizione di una persona la cui corporeità non è corrispondente alla propria identità di genere.
Per molto tempo secondo il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (Manuale di Classificazione dei Disturbi Mentali, redatto dall’Associazione Americana degli Psichiatri) e l’International Classification of Diseases (a cura dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, X edizione), la persona transessuale soffre del disturbo dell’identità di genere (DIG), ma finalmente non èpiù così.
Dopo l’annuncio del giugno scorso, l’Oms proprio in questi giorni ha ufficialmente rimosso la transessualità dalla lista di “disturbi mentali”.
“Ormai è chiaro che la transessualità non è una malattia mentale e classificarla come tale può causare una enorme stigmatizzazione per le persone transgender”, spiega l’Oms.
“L’eliminazione da parte dell’OMS del “disturbo dell’identità di genere” dal suo manuale diagnostico avrà un effetto liberatorio sulle persone transgender di tutto il mondo”, ha sottolineato Graeme Reid, direttore dei diritti LGBT di Human Rights Watch (HRW). “I governi dovrebbero rapidamente riformare i sistemi medici e le leggi nazionali, in modo da far risultare questa diagnosi ufficialmente superata”.
Secondo il segretario nazionale di Arcigay Gabriele Piazzoni, inoltre, “da oggi chiunque dovrà adeguarsi alla verità scientifica: la transessualità non è una malattia ma una possibilità, libera e legittima, come abbiamo sempre sostenuto”.