L’Italia è tra i paesi che più ama il pane e che più lo utilizza per una miriade di ricette, pur di non sprecarlo mai.
Alimento tra i più “poveri”, dato che è composto solo da acqua, farina, lievito e sale, è anche tra i più declinati in una miriade di varianti differenti, risentendo in particolare della regione dove viene prodotto.
In Sardegna, ad esempio, il pane più usato e più amato è senza dubbio il Carasau, che è ben differente dalla classica pagnotta che usiamo per riempire di salumi.
Il termine sardo deriva dal verbo “carasare”, che significa tostare: questo pane, infatti, ha la forma di un disco molto sottile e croccante. La tipica croccantezza viene appunto dal fatto che il pane viene rimesso nel forno per la cottura finale: tale cottura lo rende così fragrante ed anche adatto ad essere conservato per molti giorni.
Non ha mollica, è privo di grassi ed ha un bassissimo apporto lipidico, ma ha un apporto calorico più alto di quello delle altre tipologie di pane: contenendo pochissima acqua, i carboidrati complessi prevalgono sugli altri nutrienti.
Va quindi consumato con moderazione da chi è in sovrappeso e dai diabetici, mentre va evitato dai celiaci per la presenza di glutine.
Da gustare è perfetto sia ammorbidito con dell’acqua e poi accompagnato da salumi formaggi o verdure, sia intervallato da strati di sugo e pecorino, creando una sorta di “lasagna” che in sardo prende il nome di “pane frattàu”.