In Italia diminuiscono i decessi per tumore più che in altri Paesi europei
Se vogliamo parlare di tumore, non c’è dubbio che i passi in avanti fatti dalla scienza e dalla tecnologia negli ultimi decenni sono stati davvero enormi. Questo riguarda sia la parte diagnostica sia la parte più propriamente curativa.
Macchinari sempre più perfezionati ci consentono di individuare i tumori già nella primissima fase di sviluppo. Tac, risonanza magnetica e altri metodi di indagine diagnostica divengono sempre più incisivi, e alla portata di tutti o quasi.
Anche nel campo delle terapie, si registrano notevoli successi, con farmaci che sono sempre meglio tollerati e sempre più efficaci. Quello che veniva considerato un brutto male, senza ulteriori appellativi e con prognosi quasi sempre nefaste, ora è divenuto un male, anche grave, ma sempre più spesso curabile.
E non c’è dubbio che in questo caso la parte del leone la fa la prevenzione. Le persone si rendono sempre più conto che, come si suol dire, prevenire è meglio che curare. Si moltiplicano gli screening, i protocolli per le prevenzioni, e ciò a tutto vantaggio di diagnosi sempre più veloci nel tempo e mirate.
Insomma, possiamo dire che ci sono tutte le condizioni affinché la gente affronti il problema tumore in maniera più consapevole e intelligente. Non a caso si comincia a capire che questa problematica può essere affrontata in un’ottica più ampia, che passa attraverso una corretta informazione e la predisposizione di strumenti importanti di prevenzione.
Prevenzione intesa non solo a livello di indagini diagnostiche, ma anche a livello di stile di vita, che deve essere il più possibile salutare. Movimento e sport da una parte; alimentazione corretta dall’altra. La prevenzione comincia da qui. Chi mangia sano e fa attività fisica in maniera continuativa, ha meno possibilità di ammalarsi di chi ha uno stile di vita sedentario e mangia in maniera sregolata e non corretta.
Non solo. Una persona con un fisico in forma e con uno stile di vita sobrio e salutare, anche se si ammala, ha molte più possibilità di curarsi più in fretta e con successo di altri. Ma stavolta un’altra buona notizia nella lotta contro i tumori, riguarda il sistema sanitario italiano.
In quindici anni l’Italia, prima in Europa, ha registrato un numero di decessi inferiore del 17,6%. Vuol dire che qualcosa sta funzionando, che la consapevolezza delle persone sta aumentando e che, tutto sommato, questa tanto vituperata sanità italiana, a volte produce dei risultati di grande rilievo.
I dati emergono dal ventesimo congresso nazionale Aiom. In Francia e in Spagna il calo è stato del 16%, nel Regno Unito del 13%, in Germania solo del 12,3%. Tuttavia sul nostro Paese si registra qualche preoccupazione per il futuro. Stefania Gori, Presidente nazionale Aiom, dice a proposito:
Fino a quest’anno, il Fondo per i farmaci oncologici innovativi, istituito nel 2016 e pari a 500 milioni di euro, è stato sufficiente per coprire i livelli di spesa. Quest’anno non sarà così. Le stime indicano che, nel 2018, le uscite per queste terapie sforeranno la capienza massima del Fondo, raggiungendo una cifra compresa tra 590 e 610 milioni di euro, con un eccesso tra 90 e 110 milioni rispetto al tetto stabilito”.
Nel 2018, nel nostro Paese, sono stimati 373mila nuovi casi di tumore. Il costo dei farmaci anticancro è in costante crescita. In cinque anni (2013-2017) in Italia la spesa per queste terapie è passata da 3,6 a 5 miliardi di euro. Sette farmaci anticancro si collocano tra i primi venti principi attivi erogati nell’ambito dell’assistenza farmaceutica nel 2017.
Dal canto suo Giordano Beretta, Presidente eletto AIOM e Responsabile Oncologia Medica Humanitas Gavazzeni di Bergamo, spiega: “Oggi abbiamo a disposizione armi efficaci per combattere la malattia, come l’immunoterapia e le terapie target che si aggiungono alla chemioterapia, ormonoterapia, chirurgia e radioterapia. Tutto questo, unito alle campagne di prevenzione promosse con forza anche da AIOM, si traduce nella riduzione dei decessi e nell’aumento della sopravvivenza”.
“Quasi tre milioni e quattrocentomila cittadini vivono dopo la scoperta della malattia, il 6% dell’intera popolazione. La disponibilità dei farmaci innovativi è strettamente legata anche al miglioramento degli standard della pratica medica, con conseguenti risparmi e riduzioni degli sprechi. E gli oncologi italiani sono sempre più attenti al valore dei trattamenti e alle esigenze di razionalizzazione delle risorse. Vanno però ridotti i tempi di latenza nella disponibilità delle nuove terapie”.