Bari, trapianto di rene cross-over salverà la vita a 4 persone
Nell’insufficienza renale cronica avanzata sovente l’unica speranza di sopravvivenza a lungo termine diventa il trapianto di rene.
Per poter effettuare un trapianto è necessario avere a disposizione un rene da utilizzare a questo scopo. Il donatore può essere una persona deceduta oppure vivente. Nel primo caso si parlerà di “trapianto da donatore deceduto”, nel secondo caso di “trapianto da donatore vivente”.
In certi Paesi (ad esempio Nord Europa, USA, Giappone) dove la cultura della donazione è ben radicata, la percentuale del trapianto da donatore vivente ha superato quella da donatore deceduto; in Italia, invece, c’è poca informazione relativa a questo argomento e quindi il trapianto di rene da donatore vivente riguarda solo il 12% di tutti i trapianti di rene.
La situazione si complica se si pensa alla difficoltà di trovare donatori compatibili, ma negli ultimi anni c’è una possibilità in più chiamata “cross-over”.
E proprio nelle scorse ore al Policlinico di Bari è stato eseguito un trapianto di rene incrociato (modalità cross-over) che permetterà di allungare la vita di quattro persone, evitando loro la dialisi, con l’utilizzo di un solo organo da donatore deceduto.
Il programma seguito, che si chiama ‘Deck’ (DECeased-Kidney) e prevede l’uso di organi da donatore deceduto, ha innescato una catena di trapianti tra coppie immunologicamente incompatibili.
La modalità cross-over – per la quale i donatori vengono chiamati “samaritani” poiché compiono un atto d’amore indipendente dal legame affettivo con il paziente – è molto rara. Si calcola, infatti, che ad oggi in Italia si sono verificate solo cinque donazioni samaritane che hanno consentito, a loro volta, di avviare le salvifiche catene di trapianti.
Ad eseguire per la prima volta in Puglia questo tipo di intervento è stata l’equipe del professor Michele Battaglia, direttore del Centro trapianti di rene del Policlinico. L’organo per il trapianto eseguito a Bari è arrivato a bordo di una auto della polizia stradale di Padova ed è stato trapiantato martedì pomeriggio.
“Oggi parliamo delle eccellenze della sanità pugliese. Il sistema dei trapianti nella nostra regione sta facendo passi da gigante grazie al coordinamento del prof. Gesualdo e grazie al sacrificio e alla disponibilità e alle capacità professionali di decine di medici, non solo pugliesi ma di tutta Italia, che consentono il migliore utilizzo degli organi disponibili”: così il governatore Michele Emiliano ha ringraziato nel corso di una conferenza stampa a Bari i protagonisti dell’importante intervento chirurgico.
“Oggi – ha detto il prof. Gesualdo – stiamo vivendo una bella storia di emozioni fatta di uomini e donne, realizzata per la prima volta a Bari. Siamo entrati in una catena di donatori non consanguinei, che hanno messo a disposizione il proprio rene, e abbiamo così trapiantato quattro vite umane. La disponibilità di un donatore da cadavere di Genova ha permesso l’innesco della catena con trapianto di un ricevente di Padova la cui moglie, di 47 anni, ha messo ieri a disposizione il suo rene per una donna ricevente pugliese il cui marito, l’11 settembre, donerà a sua volta ad un’altra coppia incompatibile padovana. Il rene della coppia padovana sarà donato ad un ricevente in lista d’attesa da cadavere, che chiuderà la catena”.
La dottoressa Lucrezia Furian, della unità di Chirurgia dei trapianti di rene e pancreas dell’ospedale padovano, spiega che l’eccezionalità del caso consiste nel fatto che “si è innescata una catena di trapianti tra coppie immunologicamente incompatibili” grazie al fatto che “un paziente ha potuto ricevere un organo da un soggetto deceduto e in questo caso la donatrice che voleva donare, ma il cui organo non era compatibile, ha donato ad un altro soggetto che a sua volta aveva un donatore con lui incompatibile”.
Ricordiamo che dal 2015 è attivo nel nostro Paese un programma nazionale crossover che ha coinvolto 21 coppie e consentito di eseguire 21 trapianti (di cui 17 coppie sono rientrate in catene a partire da donatore samaritano). Ad oggi, sono attive, nel programma nazionale, 36 coppie. Esiste anche una “variante” del programma che utilizza donatori deceduti per avviare un numero maggiore di catene che coinvolgano coppie incompatibili e pazienti difficilmente trapiantabili.