Dicembre 22, 2024

Disturbi dell’alimentazione, al pronto soccorso arriva il codice lilla

Disturbi alimentazione al pronto soccorso arriva il codice lilla

I disturbi del comportamento alimentare (DCA) o disturbi dell’alimentazione sono patologie caratterizzate da una alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo.

Tali disturbi rappresentano una delle più frequenti cause di disabilità giovanile e a essi si associa un rischio elevato di mortalità.

Insorgono prevalentemente durante l’adolescenza e colpiscono soprattutto il sesso femminile. I comportamenti tipici di un disturbo dell’alimentazione sono: la diminuzione dell’introito di cibo, il digiuno, le crisi bulimiche (ingerire una notevole quantità di cibo in un breve lasso di tempo), il vomito per controllare il peso, l’uso di anoressizzanti, lassativi o diuretici allo scopo di controllare il peso, un’intensa attività fisica.

I principali disturbi dell’alimentazione sono l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata (o binge eating disorder, BED); i manuali diagnostici, inoltre, descrivono anche altri disturbi correlati, come i disturbi della nutrizione (feeding disorders) e i disturbi alimentari sottosoglia, categoria utilizzata per descrivere quei pazienti che pur avendo un disturbo alimentare clinicamente significativo, non soddisfano i criteri per una diagnosi piena.

Nella popolazione femminile la frequenza è circa dello 0,3-0,5% (un caso ogni 200-300 persone) per l’anoressia nervosa e dell’1-2% (un caso ogni 50-100 persone) per la bulimia nervosa. Se analizziamo però solo i dati della popolazione in età adolescenziale e giovanile, le percentuali sono purtroppo più alte: si stima che nel corso della vita, fino al 2% delle donne si ammali di anoressia nervosa e il 4% di bulimia nervosa.

Data la loro complessità, l’intervento precoce riveste un’importanza particolare; è essenziale una grande collaborazione tra figure professionali con differenti specializzazioni (sichiatri, pediatri, psicologi, dietisti, specialisti in medicina interna), ai fini di una diagnosi precoce, di una tempestiva presa in carico all’interno di un percorso multidisciplinare e di un miglioramento dell’evoluzione a lungo termine.

Purtroppo, soprattutto a livello di sanità pubblica, fino ad oggi c’è stata ben poca attenzione nel seguire con trattamenti mirati e a lungo termine coloro che sono affetti da tali problematica, ma già in queste settimane qualcosa si sta smuovendo.

Ad esempio è stato deciso di introdurre il “codice lilla”, un codice che servirà per accogliere i pazienti con disturbi dell’alimentazione e avviare da subito un adeguato percorso terapeutico.

La decisione è il risultato del Tavolo di lavoro specifico coordinato dal ministero della Salute, che ha elaborato le “Raccomandazioni per interventi in Pronto Soccorso con un Codice Lilla” e le “Raccomandazioni per i familiari”.

Al tavolo di lavoro è stato stilato uno specifico documento, denominato ‘Interventi per l’accoglienza, il triage, la valutazione ed il trattamento del paziente con disturbi della nutrizione e dell’alimentazione – Raccomandazioni in pronto soccorso per un Codice lilla’, redatto “con taglio operativo per gli operatori del settore sanitario che si trovano, in pronto soccorso, a dover svolgere funzioni di triage, accoglienza, valutazione e trattamento di pazienti con disturbi alimentari”.

Ma del lavoro svolto e coordinato dal Dicastero di Lungotevere Ripa fanno parte anche le raccomandazioni specifiche ai familiari. Indicazioni fondamentali per renderli consapevoli delle forme di disagio, soprattutto iniziale e a volte nascosto dei loro figli adolescenti, che può sfociare in gravi problemi sanitari.

«La redazione dei documenti è stata fortemente sollecitata sia dalle associazioni dei familiari sia dagli operatori sanitari che necessitano di strumenti pratici per un argomento in cui ancora oggi, purtroppo, esiste una estrema disomogeneità di cura e trattamento sull’intero territorio nazionale», riporta il comunicato del Ministero della Salute.

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