Pupi Avati, forte appello alla Rai per cambiare la programmazione
Dall’inizio della pandemia mondiale di coronavirus, in televisione sulle principali reti non si parla d’altro.
Un monopolio dell’informazione che serve a tenere gli italiani costantemente informati, ma anche ad aumentare l’ansia e l’agitazione, in una situazione già poco rosea per tutti.
Ed allora ad intervenire sul tema è stato persino il grande regista Pupi Avati, in una missiva indirizzata alla Rai.
Il regista in primis parla dei suoi stati d’animo, degli stravolgimenti della sua quotidianità, delle difficoltà che tutti noi stiamo affrontando.
Ma poi passa all’appello, mai così sentito:
“E allora mi chiedo perché in questo tempo sospeso, fra il reale e l’irreale, come in assenza di gravità, i media e soprattutto la televisione e soprattutto la RAI, in un momento in cui il Dio Mercato al quale dobbiamo la generale acquiescenza alll’Auditel, non approfitti di questa tregua sabbatica di settimane, di mesi, per sconvolgere totalmente i suoi palinsesti dando al paese l’opportunità di crescere culturalmente.
Perché non si sconvolgono i palinsesti programmando finalmente i grandi film, i grandi concerti di musica classica, di jazz, di pop, i documentari sulla vita e le opere dei grandi pittori, dei grandi scultori, dei grandi architetti, la lettura dei testi dei grandi scrittori, la prosa, la poesia, la danza, insomma perché non diamo la possibilità a milioni di utenti di scoprire che c’è altro, al di là dello sterile cicaleccio dei salotti frequentati da vip o dai soliti opinionisti.
Perché non proporre quel tipo di programmazione che fa rizzare i capelli ai pubblicitari! Perché non approfittiamo di questa così speciale opportunità per provare a far crescere culturalmente il paese stravolgendo davvero i vecchi parametri, contando sull’effetto terapeutico della bellezza? Il mio appello va al Presidente, al Direttore Generale, al Consiglio di Amministrazione della RAI affinché mettano mano a un progetto così ambizioso e tuttavia così economico.
Progetto che ci faccia trovare, quando in cabina finalmente saranno stati in grado di aggiustare la pellicola, migliori, più consapevoli di come eravamo quando all’improvviso si interruppe la proiezione. E potremo allora riaprire gli occhi”.